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Pesca Eging: la tecnica e l’attrezzatura

pesca eging

La pesca eging ha avuto origine in Giappone ed è nata dalla necessità di catturare seppie e calamari, che erano diventati sempre più diffusi nella cucina giapponese.

La pesca Eging si differenzia dalle altre tecniche di pesca in quanto utilizza esche artificiali che imitano i movimenti delle seppie e dei calamari. Oggi, la pesca Eging è considerata una delle tecniche più efficaci per la cattura di seppie e calamari e viene praticata in molte parti del mondo.

Ma vediamo nel dettaglio un po’ di informazioni su questa tecnica di pesca:

Origini

La pesca eging, o pesca alla seppia, ha origini antiche e risale alla tradizione di pesca giapponese. In Giappone, la pesca alla seppia è conosciuta come “ika-aji”, che significa “pesce seppia”. Questa tecnica di pesca viene praticata per la prima volta nella città di Edo, l’attuale Tokyo, intorno al XVIII secolo, quando i pescatori utilizzavano le luci per attirare i calamari vicino alle loro barche e poi li catturavano con le reti. Con il passare degli anni, i pescatori perfezionano la tecnica con l’introduzione di nuove esche artificiali, come le imitazioni di gamberetti e di crostacei. Inizialmente i giapponesi crearono delle esche che erano delle imitazioni di piccoli pesci che lanciavano in mare per attirare seppie e calamari, che venivano poi catturati con delle reti. 

In Corea, la pesca del calamaro ha avuto per secoli un ruolo importante nella cultura alimentare del paese. I pescatori coreani utilizzavano le luci e le reti per catturare i calamari, ma nel corso del tempo hanno sviluppato nuove tecniche, anche qui grazie all’utilizzo di esche artificiali in un primo momento abbastanza rudimentali. Con il tempo questi piccoli pesciolini diventarono sempre più performanti grazie a modifiche e miglioramenti: l’aggiunta di pesi per migliorare l’assetto in acqua, poi delle piume per simulare le pinne delle prede, infine fu fondamentale l’aggiunta di ami che assicuravano una quantità maggiore di catture e permisero di non dover più utilizzare le reti. 

La pesca eging oggi

Nacque così l’esca artificiale specifica per questa tecnica,  l’EGI (si pronuncia eghi), che dette il nome alla tecnica dell’eging (eghing) e ai pescatori che sono gli egingers (eghinghers).

La pesca eging è diventata popolare anche in altre parti del mondo, come Europa e Stati Uniti, dove i pescatori hanno adattato le tecniche giapponesi e coreane alle specie di calamari locali. Oggi, la pesca eging è una pratica diffusa in tutto il mondo, con pescatori che utilizzano esche artificiali di vario tipo e tecnologie avanzate per individuare i calamari.

La pesca eging è diventata una vera e propria disciplina sportiva, con tornei e competizioni organizzate in tutto il mondo. I pescatori si sfidano per catturare il maggior numero di calamari in un determinato periodo di tempo, utilizzando tecniche e strategie diverse per aumentare le loro possibilità di successo.

Le prede

Nella pesca eging si punta alla cattura dei cefalopodi. Questi sono molluschi composti da una testa (kephale) poggiata su un piede (podos). 

Tra i cefalopodi più comuni troviamo seppie, calamari e polpi.

Tutti i cefalopodi sono dotati di un sistema nervoso altamente sviluppato, che li rende molto intelligenti e adattabili. Questo sistema nervoso consente loro di apprendere nuove abilità e di risolvere problemi complessi. Inoltre, i cefalopodi sono in grado di comunicare tra loro attraverso segnali visivi e tattili.

In generale, i cefalopodi sono animali molto interessanti e complessi, che hanno sviluppato una vasta gamma di adattamenti per sopravvivere nel loro ambiente marino. Polpi, calamari e seppie sono solo alcune delle specie di cefalopodi che esistono, ma tutte condividono molte delle stesse caratteristiche e adattamenti che li rendono così unici e affascinanti.

Le seppie

pesca eging: la seppia

Le seppie sono probabilmente la preda più comune della pesca eging. Questi molluschi cefalopodi hanno un corpo allungato e sottile, con otto braccia che utilizzano per nuotare e catturare le prede. Le seppie sono molto intelligenti e possono essere difficili da catturare, ma sono anche molto ricercate. Inoltre, le seppie hanno una speciale ghiandola che produce una sostanza nera chiamata “inchiostro”, che viene utilizzata per confondere i predatori e permettere alla seppia di fuggire.

I polpi

pesca eging: il polpo

I polpi sono un’altra preda comune della pesca eging. Questi cefalopodi hanno un corpo tondeggiante e morbido, dotato di otto braccia lunghe e flessibili. I polpi sono noti per la loro grande intelligenza e capacità di mimetizzarsi con l’ambiente circostante, il che li rende molto difficili da individuare e catturare.  Inoltre, i polpi hanno una testa grande e un corpo morbido, che gli permette di passare attraverso spazi stretti e di nascondersi in piccole fessure.

I calamari

pesca eging: il calamaro

I calamari sono un’altra preda molto comune della pesca eging, hanno dieci braccia, di cui due sono più lunghe e sono utilizzate per catturare la preda. Sono anche in grado di nuotare molto rapidamente, grazie alla loro forma aerodinamica Questi cefalopodi hanno un corpo allungato e sottile, simile a quello delle seppie. I calamari sono noti per la loro grande velocità e agilità in acqua, il che li rende molto apprezzati dai pescatori.

L’attrezzatura

Una cosa certa dell’attrezzatura della pesca eging è che deve essere leggera. Questa è una tecnica in cui si è costantemente in movimento e non si può rischiare di sentirsi stanchi dopo dieci minuti di lanci e recuperi continui. 

I mulinelli variano dai 1000 ai 3000, scelta che cambia a seconda degli Egi scelti. Per lo stesso motivo è bene scegliere una canna che non superi i 200 – 250 grammi. Ovviamente poi ci sono altri fattori da tenere in considerazioni tra i quali, soprattutto, la preda che si sceglie di insidiare. Oltre al peso della canna c’è da considerare anche il casting, che varia in base alla scelta dell’Egi. 

Le esche artificiali

Le esche artificiali per la pesca eging sono gli Egi, anche conosciuti come totanare, forse perché in passato erano utilizzati per la pesca ai totani. 

Questo tipo di esche artificiali imitano i movimenti delle naturali prede dei cefalopodi che per attaccarle usano una tecnica predatoria molto particolare; si avvicinano alla preda e allungano in maniera repentina i tentacoli che, avvolgendosi intorno alla preda, la portano vicino alla bocca dove viene sminuzzata dal potente becco.

Gli Egi sono sforniti di ami sulla parte posteriore ma hanno due corone di ami nella parte della coda. Grazie a queste due corone viene trattenuta la preda. Gli Egi vengono prodotti in una grande quantità di colori tenui o luccicanti, con delle piume laterali per simulare le pinne. Alcuni hanno dei pesi che ne garantiscono l’affondabilità, altri ne sono sforniti. 

È chiaro che ci sarà bisogno di un articolo dedicato esclusivamente a questa attrezzatura per comprenderne bene le caratteristiche.

Dove e quando?

La pesca eging in Italia si può praticare in autunno, inverno e in primavera. In questo periodo le seppie, in particolare, si avvicinano in massa verso i litorali per il periodo riproduttivo. 

A seconda della nostra preda possiamo distinguere luogo e momento più adatti alla loro cattura. 

Per la seppia dobbiamo recarci dove possiamo trovare fondali misti o a prevalenza scogliosi oppure subito di fronte agli scogli tra lo sciacquio delle onde. La seppia è un mollusco che caccia prevalentemente di notte, per cui, quando si è obbligati a pescare di giorno, è preferibile farlo in una giornata non troppo soleggiata. Il momento migliore quindi va dal tramonto all’alba. 

Se invece parliamo di calamari allora è preferibile recarci nei moli o all’imbocco di porti, dalle cui luci è spesso attratto. Ma anche scogliere e spiagge profonde possono essere scelte vincenti. Come la seppia è preferibile scegliere orari che vanno dal tramonto all’alba durante il periodo autunnale. 

Infine, il polpo dobbiamo cercarlo e insidiarlo durante i suoi momenti di caccia, su fondali sabbiosi o misti. Per il polpo dobbiamo uscire tra i primi momenti dell’imbrunire fino alle prime ore della notte. Per poi riprovarci dall’alba alle prime ore del mattino. 

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